
Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, viaggio nel cuore ferito d’Italia
Non ci sono parole che possono descrivere il dolore che si prova osservando uno dei territori più belli d’Italia devastato dal sisma del 24 agosto. Un luogo che spesso abbiamo visitato in compagnia dei tanti camminatori nelle domeniche di maggio di questi ultimi anni, alla ricerca di quegli elementi che, nel loro coesistere, lo rendono unico: il paesaggio incontaminato dei Monti della Laga, i pascoli infiniti percorsi dai pastori nei viaggi della transumanza, le testimonianze dell’arte medievale tra le più significative dell’Appennino laziale – marchigiano.
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In questa piovosa domenica del post terremoto abbiamo attraversato alcune frazioni di Amatrice fino a lambirne il centro storico, e poi la valle del Tronto fino ad Arquata, per cercare quella comunità fiera ed orgogliosa che da sempre trae il proprio sostentamento dall’ecosistema che la circonda.
E abbiamo incontrato uomini e donne che vogliono restare. Nonostante tutto.
L’allevatrice, il produttore di formaggio, il coltivatore di lenticchie, tutti esprimono la volontà di difendere il proprio lavoro, i propri investimenti, la propria identità e tutti, soprattutto, chiedono di essere ascoltati.
Si, perché quello della solidarietà è un meccanismo che corre ad alta velocità, alimentato dalla grande generosità dei singoli oltre che dalla forza organizzativa e imponente della Protezione Civile che, nella pluriennale esperienza istituzionale nella gestione delle emergenze, ha rodato i protocolli e i tempi della burocrazia in un calendario ormai standardizzato.
Se prima del sisma le vendite erano rivolte al mercato locale dei residenti e dei turisti stagionali, ora ci si può rendere conto del fatto che, nel breve – medio periodo, le piccole imprese del territorio che producono carni e latte del solo areale amatriciano (quindi estranee ai circuiti della grande distribuzione), si troveranno in difficoltà. In queste donne e in questi uomini abbiamo tuttavia letto la volontà di resistere, proiettandosi verso un futuro che, seppur incerto, va comunque costruito, in autonomia, oltre l’aiuto esterno e le promesse di “partecipazione dal basso“ nel processo di ricostruzione. E abbiamo visto la resilienza, già manifesta, nel tenere aperto il caseificio e nel confezionare i legumi già essiccati.
Sulla via del ritorno il pensiero va alla ricostruzione: tutto com’era si, con attenzione alla sicurezza certo, ma ricostituire nel frattempo il tessuto umano su cui fondarla è prioritario. Ciò darà senso allo sforzo della ricostruzione dei borghi in un quadro di rispetto e valorizzazione del paesaggio, anche e soprattutto al fine di attrarre un turismo più consapevole di quello sinora conosciuto da questi territori.
Nel nostro piccolo ci concentreremo, in coerenza con gli scopi statutari dell’associazione e appena le condizioni generali ci consentiranno di programmarne un calendario, sulla promozione di itinerari escursionistici nell’area al fine di favorire il ritorno dei visitatori. E sosterremo con il Gruppo di Acquisto Solidale di Rieti, i produttori del Consorzio di tutela “L’Amatriciano: il Pecorino dei Monti della Laga”, insieme agli altri che saranno via via segnalati su questa pagina.
1) Rinaldo D’Alessio, Presidente del Consorzio
facebook: https://www.facebook.com/lamascionara/
email: info@pecorinoamatriciano.it
cell. 340 233 4530 / tel. 0862 904774
2) Antonio Aureli, Caseificio Biologico Aureli – consorziato
website: http://aurelibio.webnode.it
facebook:
https://it-it.facebook.com/Azienda-Agricola-Bio-Aureli-Antonio-e-Capanna-Paola-1670113093223886/
email: antonio.aureli75@gmail.com
cell. 3393933950